E'stata la coreografa milanese Emanuela Tagliavia ad inaugurare con "Combustioni", pur tra qualche mal riuscita e inopportuna contestazione di quanti non lo volevano, il rinato Teatro Continuo che Alberto Burri ideò nel 1973 per il Parco Sempione in occasione della XV Triennale.
Inaugurata ufficialmente nell’ambito della attività legate al Centenario della nascita del maestro, la struttura all’aperto costituita da una piattaforma in cemento e da sei quinte laterali rotanti in acciaio dipinto bianco e nero, è stata consegnata alla città in occasione di Expo 2015 e sarà utilizzata per un ricco programma di spettacoli. In particolare le Scuole Civiche di Fondazione Milano hanno curato la programmazione di otto appuntamenti.
“Combustioni” è una performance ispirata all’opera di Alberto Burri, artista italiano che insieme a Lucio Fontana ha dato il maggior contributo italiano al panorama artistico internazionale di questo secondo dopoguerra, attraverso una ricerca che è spaziata dalla pittura alla scultura. Uno dei suoi principali scopi era quello di indagare la qualità espressiva della materia.
Emanuela Tagliavia coglie in pieno la ricerca di Burri, creando una coreografia che gioca con la materia e la fa rivivere in scena servendosi dei corpi dei suoi danzatori, 24 professionisti e allievi del corso di Teatrodanza della Civica Scuola Paolo Grassi. Trentasette minuti, ritmati e scanditi dalla musica originale scritta appositamente dal compositore Giampaolo Testoni che riesce ad arrivare in modo diretto sia all’ascoltatore più colto che a quello meno preparato, durante i quali le opere di Burri prendono magicamente vita sul palcoscenico.
Come per esempio la sua serie di opere più famose, che risale agli anni Cinquanta, dedicata ai sacchi di iuta. Su tele colorate di rosso o di nero, rappresentate dai costumi degli stessi danzatori che dividono lo spazio scenico con i loro movimenti, Burri incollava appunto dei sacchi di iuta, materiale povero, simbolo di un’arte povera che all’epoca faceva scandalo. Nella coreografia della Tagliavia sono i danzatori a interagire e giocare con i sacchi di iuta, che diventano quindi materia danzante così come più avanti anche la plastica, il legno, la pietra rappresentata da un muro che si ergerà alla fine dello spettacolo, composto come un puzzle dagli stessi ballerini.
Il leit motiv della composizione coreografica della Tagliavia, costituita da cinque quadri rappresentati i diversi materiali usati, è il lento e ripetuto passaggio in scena di una danzatrice che con movimenti lenti ed eleganti attraversa il palcoscenico con un ingombrante costume costituito da una lunga gonna realizzata semplicemente con sacchi neri dell’immondizia utilizzati nelle opere dello stesso Burri come “sublimazione poetica dei rifiuti”.
Perché dunque questo titolo “Combustioni” scelto da Emanuela Tagliavia la quale, su richiesta di Massimo Navone, direttore della Paolo Grassi, ha realizzato questo lavoro? L'ipirazione è legata al periodo che va dal 1957 in poi, un arco di tempo durante il quaule con la serie delle «combustioni», l’artista compie una svolta significativa nella sua arte, introducendo il «fuoco» tra i suoi strumenti artistici. Non a caso ad un certo punto, una coppia di ballerini vestiti di rosso entra in scena con movimenti impetuosi, disegnando linee e forme nello spazio, simili a tizzoni ardenti.
Burri proprio con la fiamma bruciava legni o plastiche con i quali poi realizza i suoi quadri. I giovani ballerini del corso di Teatrodanza della Scuola Paolo Grassi diretti dalla Tagliavia, sia i già professionisti come anche gli allievi, reggono in modo impeccabile il confronto con l’opera di questa artistica trasformata in materia danzante.